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venerdì 6 novembre 2015

Chi sono....

...sicuramente un'amante della buona cucina.
Quella delle tradizioni ma con il giusto sguardo alle innovazioni, che ne migliorano i risultati pur lasciando integri i sapori della meravigliosa cucina italiana.
Le mie origini sono siciliane di papà e pugliesi di mamma, quindi un perfetto connubio tra due realtà gastronomiche fra le più apprezzate del nostro Paese. Un cucina di origini "povere" ma decisa e sicuramente ricca di "sapore" che spazia con assoluta disinvoltura dalla terra al mare, lo Jonio. 
La passione per la cucina l'ho sempre avuta, penso di averla ereditata da mio papà dotato di grande pazienza e fantasia ma, ahimè, non del concetto di ordine: quando in cucina c'era lui sembrava esserci passato un uragano. Ma mamma, sua convinta sostenitrice, pur di svincolarsi dai fornelli, si prestava volentieri al riassetto di pile di piatti, padelle e casseruole.
La mia prima realizzazione risale all'età di cinque anni.
Abitavo a Lentini, un paesone della provincia di Siracusa a pochi chilometri dal mare. Vicino casa c'era uno di quei forni a legna dove si preparava il famoso pane di Lentini (ora presidio Slow Food) ed io ero affascinata dai profumi e dal viavai di queste donne che di primissimo mattino andavano, impastavano, tornavano a casa a sbrigare le loro faccende domestiche in attesa del "prodigio" che avrebbe conferito volume e morbidezza e, dopo la cottura in forno, squisitezza e fragranza a quel pane dal profumo indimenticabile. Così, dopo aver tartassato la mamma "...che pure io voglio fare il pane" ebbi il permesso di andare dalla fornaia, un donnone dal viso perennemente abbronzato e pieno di rughe sottilissime, rigorosamente vestita di nero da capo a piedi, per chiedere se mi era consentito di far parte di quell'allegra brigata che impastava nelle madie e si muoveva tra polvere bianca profumatissima. Le signore presenti mi guardavano con espressione divertita e intenerita e la fornaia, che ovviamente non aveva tempo da perdere ma non voleva deludermi,  mi invitò a rientrare a casa, impastare il pane con l'aiuto della mamma e poi tornare per infornarlo. Così feci! Con assoluta convinzione impastai la farina con l'acqua, il lievito e il sale, ottenni un impasto morbido a cui detti la forma di un panino, aspettai con impazienza la "magia" e finalmente ritornai al forno per la famigerata cottura. Ero affascinata dall'attività frenetica della fornaia che mi invitava a stare da parte per permetterle di manovrare agevolmente la pala pesantissima con la quale infilava nel forno  le cosiddette "vastedde" , i pani, cioè, a forma di cornetto del peso di un chilo o più.
Quando finalmente fu tirato fuori il mio panino, gonfio, dorato e croccante - e ne conservo un ricordo perfettamente nitido - ero emozionatissima, tremante ed incredula per l'avvenuto incantesimo. Con un'andatura lenta e attenta per non sciupare il risultato delle mie fatiche, tornai a casa con il pane tra le due manine. Ricordo il sorriso e l'abbraccio della mamma , fiera della mia caparbia,  e impaziente apparecchiai una porzione del tavolo , ponendo al centro della tovaglietta il mio capolavoro. Mi  sedetti di fronte cedendo  subito al desiderio incontrollato di constatarne il gusto consumandolo così,  "schitto", senza cioè alcun condimento. Meraviglia!
La prova appena superata mi dette la convinzione che ogni esperimento culinario fosse possibile e raggiunta la necessaria autonomia cominciai ad avventurarmi in  una serie infinita di tentativi gastronomici con risultati spesso scadenti o addirittura improponibili coinvolgendo i miei familiari affettuosamente tolleranti. Ma come si dice? chi la dura la vince.... e quindi giocando con gli ingredienti, insistendo sulle tecniche di cottura, perseverando alla ricerca tenace del risultato sopraffino ho ottenuto le mie prime soddisfazioni. Il campo però è talmente ampio e in continua evoluzione che aggiornarsi è tanto indispensabile quanto piacevole e divertente.  Il rispetto di talune regole è fondamentale, quale favorire  genuinità e stagionalità degli ingredienti con un occhio particolare ai prodotti a km. 0 per la valorizzazione del territorio e la salvaguardia dell'ambiente. 

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